Consigli lesti e onesti

“Milkman” – A. Burns

CASA EDITRICE: KELLER

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019

PREZZO DEL CARTACEO: €19,50

PAGINE: 451

TRADUZIONE: E. Grassi

“A quell’epoca, in un posto come quello, la violenza era per tutti il principale parametro per giudicare chi avevi intorno.” 

La diciottenne sorella di mezzo cammina con un libro in mano, il naso affondato tra le pagine, nel tentativo di lasciare il mondo fuori, consapevole di perdere contatto con ciò che accade oltre l’oasi serena che si è creata. 

Sorella di mezzo corre anche a parchi&laghi per sgombrare la mente ed eliminare le scorie di una società malata e marcia.

Il quartiere asfissiante e bigotto in cui vive con la famiglia la bolla come strana e inaccettabile, data la sua costante combo lettura-passeggiata, la passione per la corsa e, non meno importante, la sua condizione di non sposata. 

“Non voler sapere, ecco, il mio leggere-camminando era esattamente questo.”

Come se non fosse già abbastanza malvista, a peggiorare e macchiare definitivamente la sua reputazione arriva il lattaio – un quarantenne sposato e pezzo grosso dei sospetti gruppi paramilitari rinnegatori dello Stato – che spunta all’improvviso nella sua vita e che porta con sé pettegolezzi, agenti governativi nascosti tra i cespugli intenti a scattare foto in modalità paparazzi, maldicenze ed equivoci.

“Ora sapevo che quel marchio mi era stato irreversibilmente, e contro la mia volontà, impresso sulla pelle.”

Non conosciamo il nome proprio dei personaggi e ciò, a mio avviso, rende più vivide e di impatto le varie figure che popolano il mondo di sorella di mezzo. Ragazzo nucleare, Qualcuno McQualcuno, le tre piccine, ragazza delle pastiglie, cognato numero uno, cognato numero tre, sorella di ragazza delle pastiglie, forse-fidanzato, lattaio vero, Ma’, fratello numero tre… Un microcosmo variegato, memorabile e decisamente poco ortodosso. 

E, a questo punto, voi chiederete: sì, OK, ma cosa devo aspettarmi da “Milkman”, oltre a una sfilza di personaggi sui generis? Tanto. Dovete aspettarvi davvero tanto.

Bigottismo e misoginia, sospetto, odio, stalking, ferocia, bullismo, omofobia, insicurezza, violenza. Tempi turbolenti in cui si ha paura di dire qualcosa di troppo, agire in modo sbagliato, di dare nell’occhio e finire accusati di tradimento da qualche vicino o conoscente, un ambiente tossico in cui non esistono tonalità intermedie, ma solo “noi” e “loro”. Sembra di essere finiti in un mondo distopico, vero? Eppure, pagina dopo pagina, per quanto assurdo, capiamo con sgomento di star leggendo di una Belfast reale – città mai nominata ma riconoscibile – durante i cosiddetti Troubles, sanguinoso conflitto etnico-nazionalista tra protestanti e cattolici nord-irlandesi, protrattosi dagli anni Settanta ai Novanta del Ventesimo secolo, e che ha visto schierarsi anche Regno Unito, Irlanda e vari organi paramilitari.

“C’era il fatto che tu creavi una dichiarazione politica ovunque andassi, qualunque cosa facessi, anche se non ne avevi intenzione.”

“Milkman” è un’incessante e inarrestabile narrazione, una lunga arringa e testimonianza portata avanti da sorella di mezzo, tra digressioni, flusso di coscienza e ragionamenti logici di fronte alle assurdità di una società ipocrita, castrante e divisa dall’odio. Sorella di mezzo non ha fretta di arrivare al punto, ci gira intorno, tergiversa, si perde in elucubrazioni, gioca con il filo della narrazione e lo ramifica. 

Le cose da dire sarebbero infinite. C’è così tanto in questo libro!  Si subodorava la bomba già prima che vincesse il Man Booker Prize 2019 e i numerosi altri meritati award, e io non posso che elogiare e consigliare questa opera della Burns – cresciuta durante i Troubles in uno dei distretti più violenti di Belfast e che, senza dubbio, ha riversato nella storia molto di ciò che ha visto e provato sulla pelle.

Concludo con una delle cose – a mio avviso – più belle del romanzo: in tutta la negatività esalata dalla società descritta da sorella di mezzo, incontrare qualche personaggio positivo, luminoso e che dà conforto è stato un toccasana per l’anima. Vuol dire che si può restare umani anche in circostanze ostili. Vuol dire che c’è ancora speranza.

In collaborazione con Keller Editore.

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