
CASA EDITRICE: Caravaggio Editore
COLLANA: Classici Ritrovati
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO DEL CARTACEO: €10,90
PAGINE: 128
TRADUZIONE: Andrea Oscar Ledonne
Non di solo Sherlock Holmes viveva Arthur Conan Doyle! Infatti, tra studi in rosso, mantelle di tweed e mastini sanguinari, lo scrittore ha deliziato i suoi lettori anche con storie e racconti non legati al ciclo del detective di Baker Street.
Quel Giano bifronte di Doyle, con i suoi molteplici e diversi scritti, è incredibilmente riuscito a spaziare tra vari generi, trattando con maestria e grande abilità sia la sfera della ragione e dell’innovativo metodo “scientifico deduttivo”, sia il mondo del sovrannaturale e dell’irrazionale.
Il parassita (su rivista 1894 – in volume 1895) viene inglobato in quest’ultima branca, avendo esso a che fare con tematiche e pratiche quali mesmerismo (o magnetismo animale), esoterismo e ipnotismo.
Tramite un caro amico appassionato di psicologia e delle suddette pseudo-scienze, Austin Gilroy – giovane professore universitario, razionale, con i piedi per terra, pragmatico, promesso sposo della bella Agatha – entra in contatto con un ambiente che in primis lui definisce “ciarlataneria”, il cui fulcro è Miss Penclosa, piccola, dai felini occhi grigio-verdi, apparentemente schiva. Nonostante la sua esperienza, il suo scetticismo e il suo positivismo, Gilroy si abbandona a qualcosa di misterioso, extrasensoriale, inquietante e al di là di qualsiasi spiegazione scientifica. Riuscirà a uscire da questo tormentoso tunnel e vincere “il parassita” che pian piano tenta di distruggere la sua vita?
“Ero un ragazzo nervoso e sensibile, un sognatore, un sonnambulo, pieno di impressioni e intuizioni. […] Tuttavia il mio cervello è intriso di conoscenza esatta. Mi sono allenato a occuparmi solo di fatti e di prove. Congettura e immaginazione non hanno posto nel mio schema di pensiero.”
Austin – nella cui mente entriamo fin dalla prima pagina, essendo il racconto tutto in forma diaristica – è da subito incuriosito dalle pratiche inspiegabili di Miss Penclosa e comincia così un’indagine dell’occulto. Il desiderio di studiare fenomeni che la scienza ancora non sa spiegare e la brama di divenire un pioniere del campo fanno sì che il protagonista vada oltre la propria visione pragmatica della vita e il proprio scetticismo. E, come lui stesso ammette, il Gilroy razionale è frutto di allenamento, il prodotto di sforzi atti all’allontanamento dalla propria natura. Perciò, il richiamo viscerale verso “una deviazione della pura ragione” diviene per lui troppo forte. Del resto, come si suol dire, chi nasce tondo non può morire quadrato.
“Francamente, devo confessare che il mio [carattere] necessita di tanto irrigidimento quanto io possa dargli. Temo che, dopotutto, gran parte del mio temperamento nevrotico sopravviva.”
In meno di centotrenta pagine, Doyle delinea un racconto che convince e cattura. Oserei definirlo, per restare in tema, magnetico.
Insomma, un altro gioiellino che va ad aggiungersi ai Classici Ritrovati curati da Enrico De Luca per Caravaggio Editore. La traduzione è estremamente scorrevole e la presenza di tante note esplicative è di grande aiuto: Andrea Oscar Ledonne – come De Luca col resto della collana – guida il lettore e chiarisce dettagli, particolari e curiosità pagina dopo pagina. È una modalità che apprezzo molto e che dà un quadro completo della lingua e della cultura dalla quale la storia prende vita.
Consigliato!!!
In collaborazione con Caravaggio Editore.
Grazie Daniela, non conoscevo questo libro di Sir Doyle, mi hai incuriosito! 🙂
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Luca, sei sempre gentilissimo! Sono contenta di averti incuriosito! 🙂 Fino a poco tempo fa non lo conoscevo nemmeno io! Buona serata 🙂
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Ciao Daniela 🙂 la gentilezza è un mio tratto distintivo 😉 Che esulano dalle avventure in tweed di Sherlock Holmes ho, in cartaceo, “L’anello di Thot”, che dovri ricercare; poi, in ebbok, “Avventura nell’Artico: Sei mesi a bordo della baleniera Hope”. Non so se li conosci. Invece, sempre sul filone investigativo, ti segnalo (sempre che tu non lo abbia già) Sherlock Holmes: soluzione sette per cento”, di Nicholas Meyer, in cui l’investigatore si rivolge a Sigmund Freud. Merita! 🙂
Ti auguro una piacevole serata. 🙂
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Ma grazie! Mi segno tutto! Conosco “La soluzione sette per cento” perché me ne parlò anni fa mio padre, grande amante di Sherlock. Non l’ho ancora letto ma penso che prima o poi dovrò farlo XD Grazie ancora! :-*
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Di niente, è stato un piacere! Grazie a te per la tua segnalazione! :-*
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