Consigli lesti e onesti

“Storie di fiori” – Yoshiya Nobuko

CASA EDITRICE: Atmosphere Libri

COLLANA: Asiasphere

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020

PREZZO DEL CARTACEO: €16,50

PAGINE: 240

TRADUZIONE E POSTFAZIONE: P. Scrolavezza

“Intanto la signorina Katsuragi rimaneva incollata all’angolo di quella parete – sforzandosi di dare forma al ricordo di quei fiori, ma senza riuscirci – la brezza primaverile che soffiava dalla finestra rovinava, un petalo dopo l’altro, le fragili corolle palpitanti, sbocciate in serra: trovava la scena incantevole.”

Ho iniziato ad approcciarmi alla letteratura e cultura giapponese da pochi anni. Poco alla volta, in punta di piedi. Ho ancora molto, moltissimo da imparare ma, quel che è certo, è che il Giappone è un mondo estremamente affascinante e leggiadro, etereo e sognante, ma anche fiero e potente.

Queste caratteristiche si riscontrano senza dubbio in Storie di fiori, la splendida antologia targata Atmosphere Libri e formata da diciassette racconti, ognuno dedicato a un fiore. Ciascuno di essi, però, va a simboleggiare ben altro. La raccolta, infatti, è un bouquet profumato che ci parla delle ragazze, attraenti figure non più bambine ma non ancora donne, in bilico tra due mondi, esseri delicati e frementi che provano a schiudere i propri petali, testare la propria indipendenza e farsi strada nel mondo ma che, allo stesso tempo, gettano ancora uno sguardo malinconico alle dolcezze dell’infanzia senza pensieri.

“Le linee sfarzose dell’elegante abito da cerimonia che la fasciavano… Forse esprimevano il rimpianto per la purezza dell’adolescenza, per i giorni da ragazza, con i loro tanti sogni, fuggevoli e malinconici, che dopo quella notte sarebbero svaniti per non tornare più.”

Nella postfazione, la traduttrice Paola Scrolavezza descrive queste storie come “racconti che ritraggono e celebrano l’amicizia femminile in toni di esasperato romanticismo, come un amore senza pari che definisce lo spazio unico della femminilità e dell’adolescenza, separato dal mondo adulto, esterno e per molti versi estraneo”. L’amore innocente tra ragazze (in lingua originale, dōseiai), simili per sensibilità e scelte, veniva visto come una preparazione sentimentale per il matrimonio, degno destino delle giovani donne. Nella cultura giapponese degli anni Venti era “socialmente accettato come una sorta di apprendistato sentimentale in vista del matrimonio” e l’autrice, traendo spunto dalle sue esperienze alla scuola femminile, difendeva queste relazioni (platoniche).

“In ogni stagione il tramonto suscita in chiunque un sentimento di malinconico sconforto e, soprattutto nel cuore tenero delle fanciulle che cominciano a conoscere lo struggimento, questo sentimento alimenta una pena indescrivibile quanto effimera.”

Questi racconti (il cui titolo originale è Hana monogatari), pubblicati dal 1916 al 1924 sulla rivista Shōjō gahō, presentano un linguaggio raffinato, poetico e fine. La loro delicatezza è sopraffina e le squisite allusioni mai volgari. Il tutto è intriso da una forte malinconia. Molti di essi, inoltre, presentano una struttura a scatola cinese, con storie dentro storie e più piani narrativi. Si percepisce il desiderio che le soavi voci hanno di raccontarsi, di esternare i propri sentimenti, di espiare colpe. 

“Il rimpianto dei giorni che, una volta passati, non torneranno… Mi chiedo se questo è il significato della fioritura malinconica e fugace degli ukonzakura a primavera.”

Mi sono informata un po’, perché non conoscevo Yoshiya Nobuko. Fu una donna fuori dagli schemi, da molti considerata come l’autrice che ha segnato l’inizio della cultura shōjo, quella branca della letteratura che ha come protagoniste e, allo stesso tempo, come obiettivo le giovani donne.

In conclusione, consiglio questa antologia? Direi proprio di sì. Agli amanti della cultura giapponese ma anche ai neofiti come me.

In collaborazione con Atmosphere Libri.

5 thoughts on ““Storie di fiori” – Yoshiya Nobuko

  1. Mi stai stuzzicando; non conosco molto la cultura giapponese, ma da quel poco che so dev’essere affascinante… buona sreata. 😉

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