
CASA EDITRICE: SEM LIBRI
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2017
PREZZO DEL CARTACEO: €16,00
PAGINE: 142
L’assistente universitario e precario correttore di bozze Luca – trentenne Peter Pan continuamente in cerca d’amore – conosce l’enigmatica Silvia in circostanze piuttosto particolari (non dico di più!). Da lì inizia la loro travagliata, tragicomica ed esilarante storia d’amore, infarcita di apericene, cinema d’essai, mostre d’arte ipercontemporanee, tutto all’insegna di definizioni – ormai abusate, trite e ritrite, entrate a fare parte del nostro linguaggio quotidiano – quali radical chic, hipster, hygge, new normal.
I protagonisti si destreggiano in questo caos di etichette sociali, una sovrabbondanza di tag talmente soffocante da mandare quasi in tilt anche la persona più equilibrata che, immancabilmente, comincia ad autodiagnosticarsi malattie, nevrosi, disturbi e idiosincrasie più o meno effettive. La stessa psichiatra appiopperà a Luca l’etichetta più beffarda di tutte, la “ciclotimia”, ovvero – secondo Wikipedia – un disturbo dell’umore, caratterizzato da periodi alternanti di depressione e di ipomania (forma più lieve rispetto al disturbo bipolare).
“Constatai amaramente che ero un mancato bipolare. Nel mio tragicomico immaginario la ciclotimia non aveva neanche dignità di disturbo invalidante“.
Una patologia che accomuna Luca e Silvia e che riesce, allo stesso tempo, a rafforzare e disintegrare il rapporto tra i due, in un continuo “mordi e fuggi” da capogiro. Ma, alla lunga, cosa succederà tra due ciclotimici troppo sconclusionati per arrendersi alla felicità?
“Mi sono sentita vissuta, consumata. È stato bellissimo. È stato orribile. E non mi sono mai sentita abbastanza, all’altezza. Mi sento leggera. Pesantissima.”
Tutto il libro è pervaso da una forte nostalgia di quel periodo dorato e felice che è l’infanzia, dalla paura di essere normali e, soprattutto, da un ardente desiderio di accettarsi, in un mondo perennemente attento ai tag da appioppare e alle apparenze.
I rimandi agli anni ’80/’90 sono adorabili e simpatici, le citazioni e i richiami pop si susseguono a cascata, trasportando in un continuo amarcord chi come me è nato a cavallo tra queste due decadi: si passa con nonchalance e ironia da Ken il Guerriero a Dostoevskij, da La Bella e la Bestia a Kafka, da Chi ha incastrato Roger Rabbit a È quasi magia Johnny.
Racconto generazionale irriverente, ironico e brioso – con la giusta dose di satira sociale – che si legge in un soffio, fa sorridere e, spesso e volentieri, immedesimare.
Ps: per la cronaca, nella mia camera avevo un ritratto di Leopardi comprato a Recanati, la riproduzione di una natura morta di Caravaggio e un mega poster di Slash. Niente Schiele, sorry!
In collaborazione con SEM Libri.
Vi rimando alla splendida recensione di Imma su ilibridellabiskotta.wordpress.com!!!
One thought on ““Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera” – R. Venturini”