
CASA EDITRICE: GIUNTI EDITORE
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019
PREZZO DEL CARTACEO: €15,00
PAGINE: 184
TRADUZIONE: CHIARA LURATI
“Gli uomini sono strani. Bevono per dimenticare il passato e poi ascoltano lo shamisen per ricordarlo”.
La delicata e discreta O-miya, da buona geisha, obbedisce alle rigide regole della padrona dell’okiya – la dimora delle geishe – trovando un pizzico di libertà solo attraverso il suo shamisen.
Tommy, che lavora in una cava del Nord Carolina, trova sé stesso suonando il banjo e assimilando tecniche nuove da altri suonatori e musicisti.
L’incontro nella Ville Lumière – addobbata e sovraffollata per l’Esposizione Universale del 1900 – tra il misterioso e affascinante Oriente, rappresentato dalla geisha, e il “moderno” Occidente, incarnato dal suonatore di banjo, non può che riservare sorprese.
La musica sostiene tutta la storia. Shamisen e banjo, due strumenti a corda così diversi eppure così simili, così come i loro giovani proprietari, le cui storie si alternano paragrafo dopo paragrafo, nota dopo nota, fino al momento del loro incontro e poi oltre. Il tutto condito da un pizzico di magia, leggenda e mistero, che non guastano mai.
Sì, ok, è vero. Con ancora in testa quello splendore che è “Memorie di una geisha”, ci ho riprovato. Volevo tornare ancora una volta in Giappone, nelle case da tè – descritte alla perfezione da Golden – e ho voluto dare una chance al romanzo di Hallier che è stata senza dubbio una lettura fresca e leggera ma, purtroppo, banalizzata da descrizioni, introspezione e dialoghi stiracchiati e scontati. L’aspettativa era discreta e non è stata del tutto disillusa, perché comunque la trama è vivace e carina ma, a mio avviso, viene svilita dalla forma e dallo stile troppo acerbi e risicati.
In collaborazione con Giunti Editore.
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