
CASA EDITRICE: SAFARÀ
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019
PREZZO DEL CARTACEO: €18,00
PAGINE: 224
TRADUZIONE: A. Intelisano
“Spingevo il carrello nel supermercato indossando gli occhiali da sole. Volevo qualcosa tra me e il mondo, una superficie diversa con la quale il mondo potesse interagire, così che io potessi essere lasciata alla mia tristezza.”
Echo perde improvvisamente il padre, il quale scompare nel nulla dopo essere precipitato da una scogliera non lontano da casa. Un attimo prima era, ora non è più. E il non riuscire a trovare nemmeno un corpo su cui piangere rende tutto ancora più irreale e sconvolgente.
Leggendo di Echo ci troviamo di fronte alla crudeltà, al vuoto sconcertante e ai silenzi assordanti della vita quotidiana dopo una tragedia. Attraverso flashback continui – che mostrano una famiglia apparentemente stabile ma che, in realtà, si regge su labili fondamenta – viviamo il dolore con lei e la madre, due solitudini che convivono e che sono costrette a fare i conti con la dura realtà.
Il “consenso” del titolo non ha tanto a che fare con BSDM o varie pratiche sessuali – che comunque popolano le pagine del libro – bensì, a mio avviso, con la possibilità che la protagonista deve dare a se stessa. Il permesso di tornare a vivere e a sentirsi di nuovo parte di qualcosa, uscendo dal proprio dolore e ricominciando. Tutto il romanzo, infatti, è un viaggio introspettivo senza volgarità, un raschiare il fondo per poter risalire e rinascere a nuova vita.
“Rispondevo al desiderio di altri, e mi perdevo facilmente in quelli che rispondevano al desiderio che era in me.”
In tutto ciò Echo, aspirante attrice (“mi piaceva indossare queste nuove vite, sistemarmi ogni nuovo ruolo addosso, coprire le fratture all’interno”) cerca se stessa negli altri. Cerca di ricostruirsi perdendosi e annullandosi negli altri, anche e soprattutto con il sesso e grazie al rapporto di amicizia/attrazione con la dominatrice Orly ma, in realtà, il libro è tutto fuorché volgare o pornografico. È invece una splendida storia di resilienza e forza.
“Stai ferma, diceva. Stai ferma. Respira. Respira ancora. Io restavo immobile. Mi concentrai sul respiro. Ascoltai le parole e le ripetei finché non le seppi a memoria. Le dissi attraverso il dolore, le dissi con dolore, le dissi dolorante. Lasciai che il dolore mi ricostruisse.”
Consigliato!
In collaborazione con Safarà.