Consigli lesti e onesti

“Il testamento dell’uro” – S. Hochet

CASA EDITRICE: Voland

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2019

PREZZO DEL CARTACEO: €16,00

PAGINE: 153

TRADUZIONE: R. Lana

Grazie a un tour promozionale del suo nuovo libro, la protagonista della storia – una scrittrice mediamente famosa – viene invitata nel sud della Francia. Presentazioni, firmacopie, interviste. La tabella di marcia del programma viene però sconvolta quando la giovane, dopo aver bevuto troppo a seguito di un evento, si ritrova in una casa di campagna invece che all’hotel dove alloggia. Da quel momento si susseguono scenari grotteschi e a tratti irreali, strani personaggi, intrighi politici e ambiziosi progetti di ritorno a una fantomatica origine e purezza portati avanti da Charnot, il sindaco di Marnas.

La regione, infatti, sembra fondare le proprie radici sulla caccia, il rapporto con gli animali e la natura, in una sorta di ideologica malinconia per l’Urmensch dal quale discendiamo e da cui, a causa del progresso e della civiltà, ci siamo allontanati. Concretizzazione di tale progetto è il Museo delle Specie, fiore all’occhiello del sindaco, comprendente animali umani e non, imbalsamati o plastinati. Perla di tale luogo è l’uro, o Bos primigenius, un grande bovino estinto dal XVII secolo. 

Tra gli anni Venti e Trenta, nella Germania nazista, i fratelli Heck tentarono di ricreare il mammifero incrociando geni di varie razze sue discendenti. Ottennero l’uro di Heck, simile al progenitore ma imperfetto (ad oggi, è ancora lontana la possibilità di manipolare nei minimi dettagli un genoma, figuriamoci un secolo fa). Nella storia di Hochet, il sindaco e la misteriosa Organizzazione riescono nell’impresa. 

Il romanzo è breve e si legge in un baleno ma ogni pagina è densa di tensione e, insieme alla protagonista, proviamo un continuo senso di smarrimento, impotenza, attrazione/repulsione, claustrofobia.

“Qualcuno del pubblico si alza e sembra rivolgersi a Charnot: Quando le dirà che è l’ispiratrice delle decisioni più audaci della nostra regione?”

Suo malgrado, la donna si trova coinvolta in un gioco più grande di lei: grazie alla sua produzione letteraria, molto legata al tema uomo – natura, l’autrice viene scelta per scrivere un’opera rivoluzionaria sull’uro, per legittimare e consacrare le idee del visionario, magniloquente e perturbante sindaco di Marnas.

“Mi sento a disagio. Percepisco un culto del capo che mi fa orrore.”

È il secondo romanzo di Hochet che leggo e ne sono rimasta davvero soddisfatta. Mi piace molto il suo linguaggio pulito, schietto, diretto, senza fronzoli, capace però di colpire nel segno. 

Consigliato!

In collaborazione con Voland Edizioni.

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