CASA EDITRICE: ADELPHI
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2018
PREZZO DEL CARTACEO: € 17,00
PAGINE: 169
TRADUZIONE: MIRO SILVERA
Con una sorta di soliloquio che a tratti strizza l’occhio al flusso di coscienza, la protagonista Sasha si apre al lettore e, attraverso ricordi dolorosi e semplici e gesti quotidiani volutamente ripetitivi, tenta di dare un senso alla sua vita solitaria.
“Domani vado alle Galeries Lafayette […] La sensazione di spendere, quella è la cosa che conta. Cercherò dei braccialetti ornati di pietre false, rosse, verdi e azzurre, collane di perle d’imitazione, portasigarette, fantasie di tartaruga… E quando mi sarò bevuta un paio di aperitivi non saprò più se è ieri, oggi o domani.”
In un lento tourbillon di piccoli avvenimenti, flashback e incontri all’apparenza insignificanti, attraversiamo la malinconica e languida Parigi anni ’30 insieme a Sasha, una donna sola, fragile, costantemente sull’orlo del precipizio, che cerca di nascondere e mascherare agli altri ma soprattutto a sé stessa la desolazione e il malessere che incrinano la sua stabilità e la costringono ad un continuo conflitto tra smania di vita e desiderio di morte.
“Cinque minuti fa ero al Deux Magots, agghindata in quel miserabile abito nero, a ridacchiare parlando di Antibes, e ora eccomi sprofondata in un tormento fatto di totale oscurità. Sola. Proprio sola. Nessuna voce, nessun contatto, non una mano… Quanto ancora dovrò rimanere sdraiata qui? Per sempre, forse?”
Lo consiglio? Sì. È un delicato esempio di introspezione, reso unico dalla splendida, scorrevole e dolce scrittura di Jean Rhys. Sappiate però che succede ben poco. Non aspettatevi colpi di scena disarmanti. Solo tanta malinconia, un barlume di speranza e un Pernod dopo l’altro, scolato o sorseggiato ad un tavolo di un qualche fumoso e affollato caffè della Ville Lumière.
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